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Davide Chiantore sull’andamento dei mercati, la guerra e le rinnovabili


Davide Chiantore – Abalone Solitaire

Dall’ inizio del conflitto tra Russia ed Ucraina ad oggi la situazione è in continuo deterioramento e non sembra esserci, almeno nel breve periodo, la possibilità di un accordo di pace.
Questa situazione di paura sta creando una certa apprensione fra gli investitori europei e non solo, dunque sui mercati dell’Eurozona ci son stati pesanti ribassi ed un incremento della volatilità ma soprattutto un aggravarsi della situazione inflattiva, già era presente prima dell’inizio della guerra.
Il motivo principale delle tensioni in realtà è da ricercarsi nell’aumento dell’inflazione siccome il conflitto russo-ucraino ha accentuato le spinte inflattive vista la difficoltà di approvvigionamento di alcune materie prime come i fertilizzanti, l’aumento del costo dell’energia, l’aumento del costo del gas, che in questo momento è sui massimi storici, e l’aumento del costo al barile del petrolio, che stanno incrementando il rialzo dell’inflazione.
Gli Stati Uniti stanno registrando un’inflazione record e l’Europa sta seguendo di pari passo. Questa tendenza purtroppo non sembra rientrare almeno nel breve periodo, dunque le Banche Centrali hanno dovuto iniziare a fare interventi shock sul fronte dei tassi tanto che la Fed ha dovuto rialzare a 50 basis point.

La situazione Russia-Ucraina sta creando volatilità sui prezzi dell’energia a livello europeo sia per quanto riguarda l’energia elettrica sia per quanto riguarda il gas e il petrolio. In questo momento l’Europa è fortemente dipendente dalle forniture russe, infatti, si sta cercando di trovare il modo di ridurre questa dipendenza il prima possibile.
L’Unione Europea avrebbe la possibilità di raggiungere un’indipendenza energetica nel medio-lungo periodo grazie alle fonti di energia rinnovabili.
Per quanto riguarda la guerra, la Russia nonostante abbia alcune difficoltà, allo stesso tempo Putin non può fare marcia indietro perché rischierebbe delle tensioni interne troppo forti e soprattutto rischierebbe un colpo di Stato.
Il 9 Maggio Putin ha fatto un discorso relativamente pacifico e questo potrebbe stare a indicare che ci siano grosse difficoltà dal punto di vista interno a rilanciare e portare a degenerare ulteriormente questa guerra.
Allo stesso modo Zelensky, in Ucraina, non può dare concessioni troppo grandi all’invasore russo perché rischierebbe a sua volta una sommossa da parte dei suoi generali e dell’esercito ucraino che è estremamente combattivo e convinto di riuscire a vincere contro i russi.
La situazione è senza dubbio tesa, lo dimostra la volatilità sui mercati europei, il drowdown degli indici delle principali borse è una concausa di ciò che sta avvenendo sia sul fronte della tensione geopolitica ma anche sul fronte delle tensioni inflattive.
Negli Stati Uniti l’inflazione non sembra rallentare e questo è dovuto principalmente da una mancanza di componenti elettroniche che perdura da più di un anno, di cui i lockdown in Cina non stanno favorendo questa situazione, infatti, alcune città come Pechino e Shanghai, che sono centri produttivi importanti, hanno forti ripercussioni sulla produzione industriale e di conseguenza sull’export cinese verso l’Europa e gli Stati Uniti.

I prezzi delle aziende e dei mercati europei in questo momento sono in sconto rispetto a quelli statunitensi proprio perché hanno un maggiore rischio geopolitico e un maggiore rischio di guerra e di estensione in questo conflitto russo-ucraino.
Reputiamo che alcune aziende in questo momento abbiano delle valutazioni estremamente interessanti ma proprio perché incorporano il rischio di guerra e di escalation di questo conflitto.
Le Banche Centrali hanno un compito molto difficile, la Federal Reserve sembra essere più aggressiva in questa fase per quanto riguarda il rialzo dei tassi, mentre la Banca Centrale Europea è ben consapevole che deve muoversi sul fronte “tasse” perché si ha un’ inflazione molto elevata e allo stesso tempo ci sono nuove tensioni sui debiti sovrani dei paesi non “core“, ad esempio in Italia, Portogallo e Spagna gli spread si stanno allargando in maniera importante per quanto riguarda i rendimenti sui titoli di Stato e per la prima volta da molti mesi il differenziale di rendimento fra decennalità Italiano e quello tedesco a superato i 200 basis point, che è una soglia considerata allarmante.