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Commento Settimanale ai Mercati

 

 

Il mercato in questo momento sta prezzando solo in parte i rischi geopolitici e di guerra in corso, in quanto i corsi degli indici, come abbiamo potuto vedere, in queste ultime settimane, non hanno vissuto dei collassi così profondi come è successo nel marzo aprile 2020 con la pandemia. Quindi in questo momento il sentiment del mercato paradossalmente è più ottimista di quello che ci si potrebbe aspettare visto lo scenario delicato e problematico in cui siamo. Anche questo ritorno di un ulteriore ondata in Cina di COVID recentissimo non sta impattando, a quanto sembra, più di tanto sui corsi dei listini europei e in particolare di quelli statunitensi. Altro discorso invece per quanto riguarda i listini asiatici che senza dubbio stanno soffrendo maggiormente. Quindi in generale possiamo dire che il sentiment è di cautela ma non è particolarmente pessimista, se consideriamo anche in aggiunta le banche centrali di Europa e Stati Uniti stanno facendo sapere che aumenteranno i tassi nei prossimi mesi, probabilmente più rapidamente di quanto si poteva ipotizzare fino a sei mesi/un anno fa, diciamo che il mercato sta mantenendo un sentiment ottimista e abbastanza positivo, senza dubbio più positivo di quello che ci saremmo potuti aspettare se qualche mese fa avremmo pensato che la situazione attuale era quella in cui siamo ora. Per quanto riguarda gli scenari macro economici possiamo dire che l’inflazione senza dubbio è un driver che persiste ed un elemento che continuerà a impattare oltre che la vita di tutti noi, anche i corsi dei listini soprattutto azionarie ma anche obbligazionari, reputiamo che l’inflazione nel breve periodo continuerà a rimanere alta quindi sui livelli attuali ma anche nel medio periodo per tutto l’anno in corso avremo spinte inflazionistiche molto alte nonostante i recenti ribassi delle materie prime ma anche del petrolio E dell’energia stiano riducendo un pochino i rischi al rialzo di quella che poteva essere fino a poche settimane fa considerata una ipotetica super inflazione in arrivo. Quindi lo scenario resta delicato e senza dubbio i prezzi e le spinte sui prezzi sono forti e viviamo tuttora in un contesto macro-economico complesso anche dal punto di vista dell’approvvigionamento dello shortage di alcune componenti come automotive e per il settore dell’elettronica. Quindi siamo in uno scenario abbastanza complicato dove le spinte inflazionistiche da un lato e le difficoltà nella produzione ma anche nella distribuzione dei prodotti dall’altro stanno mettendo a dura prova le multinazionali e più in generale tutto il settore economico in Europa ma anche negli Stati Uniti. 

Per quanto riguarda l’ Asia rimaniamo molto cauti perché è una geografia frastagliata con alcune problematiche, il paese trainante, la Cina, in questo momento è in uno scenario molto delicato sia da un punto di vista di politiche interne sia anche da un punto di vista geopolitico, perché l’Asia e la Cina in questo momento hanno gli occhi addosso per quanto riguarda i loro rapporti con la Russia e dunque siamo molto cauti, reputiamo che in questo momento investire in paesi come la Cina porti più rischi che potenziali benefici e dunque consigliamo di investire parti molto piccole dell’esposizione sia azionaria che obbligazionaria.

Più in generale il continente messo meglio in questo momento è quello nord americano, gli Stati Uniti in particolare stanno superando molto bene questa prima fase di rialzo dei tassi, quindi stiamo vedendo un mondo obbligazionario in dollari che sta soffrendo ma contestualmente il comparto azionario tiene bene nonostante le tensioni geopolitiche internazionali, quindi questa propulsione che ha il comparto azionario americano, statunitense in particolare, È dovuta senza dubbio alla forza dell’economia reale che in quella nazione è galoppante e sta procedendo a ritmo molto spedito.

Per quanto riguarda il settore obbligazionario europeo consigliamo estrema cautela, perché la settimana scorsa, Lagarde della BCE ha fatto sapere ci sarà un’uscita dagli stimoli, abbastanza rapida a nostro avviso, quindi già entro la fine del 2022 vedremo uno stop molto probabile agli acquisti di asset e conseguentemente si arriverà ad un primo rialzo dei tassi per andare verso una normalizzazione che ancora lunga dall’arrivare però quella è la direzione. Noi siamo molto cauti sul mondo obbligazionario europeo perché in questo momento i rendimenti dei tassi sono molto basse e non potranno che aumentare con conseguente calo delle quotazioni sul settore secondario per quanto riguarda soprattutto le durate di medio periodo, quindi tra i 3 e i 15 anni.

Sulle lunghe durate probabilmente ci sarà anche un calo dei prezzi, ma qua è più difficile fare previsioni perché per contro sulle lunghe durate c’è anche il fattore delle prospettive di crescita sia di inflazione che economiche di lungo periodo e qui ci sono molte nubi all’orizzonte perché lo scenario geopolitico obbliga a tenere conto che ci potrebbero essere forti tensioni sia sulle catene di approvvigionamento ma anche sui consumi e sulla propensione al consumo dei consumatori europei. Dunque suggeriamo di fare massima attenzione per quanto riguarda gli investimenti su obbligazioni di breve e medio periodo, mentre su obbligazioni quotate in euro di più lunga durata siamo meno cauti nel senso che le consideriamo un ottimo hedging in questa fase difficile in cui lo scenario è incerto, lo scenario macroeconomico non riesce a fornire dei dati chiari da leggere.

Per quanto riguarda il comparto azionario europeo pensiamo che sia relativamente sottovalutato, il motivo è ovvio, cioè queste tensioni russo-ucraine che potrebbero anche allargarsi e dunque le aziende europee in questo momento stanno molto meglio da un punto di vista di business di quanto non possa sembrare stando alle loro quotazioni. Pertanto è ovvio che i prezzi dei mercati azionari europei sono più interessanti rispetto quelli statunitensi ad esempio, dove rischi sono maggiori e soprattutto c’è più incertezza. Sul mercato azionario europeo in generale potremmo vedere dei forti rimbalzi salvo che la situazione non si deteriori ulteriormente e quindi in questo caso ci sarebbero dei rischi di crollo anche importanti, probabilmente molto simili a quanto visti nel Marzo 2020. Noi siamo particolarmente attenti a quello che sta succedendo in Asia perché l’impatto delle politiche della Cina in particolare sulla Russia è determinante per cercare di capire cosa potrà succedere nelle prossime settimane sul conflitto russo ucraino. Senza dubbio la Russia da sola difficilmente può mantenere questa posizione per un lungo periodo, pertanto o cambieranno politica con una distensione delle tensioni oppure con un inasprimento oppure potrebbero durare in queste condizioni ancora a lungo salvo un supporto per governo di Pechino.

In questo momento non ci sembra molto probabile che quest’ultimo governo possa esporsi anche per problemi interni al paese nei confronti della Russia con troppa forza, questo non toglie che però è probabile il governo di Pechino sosterrà comunque, almeno parzialmente, davanti all’ONU nei confronti dell’Europa e degli Stati Uniti il governo russo, bisogna capire quanto e se interverrà in modo più o meno diretto nelle forniture di armamenti al Primo Ministro Putin. 

Per quanto riguarda I prezzi dell’energia e materie prime la situazione è molto incerta, da un lato abbiamo una domanda che come sappiamo è abbastanza poco flessibile e contestualmente anche l’offerta non è molto flessibile, quindi sia domanda che offerta per quanto riguarda le materie prime, in particolare il petrolio e il gas, hanno necessità di tempi lunghi per rimodellarsi.

Quello che potrebbe succedere, tuttavia in questa fase, un improvviso stop da parte delle forniture russe potrebbe far venire a mancare improvvisamente quantità importanti di petrolio e di gas. Questo scenario in parte già si sta verificando ma è stato abbastanza smussato dalle problematiche che stanno sorgendo in Cina come nuovi lockdown che fanno ridurre la richiesta di combustibili, in particolare di petrolio, è chiaro che però stiamo camminando sulla lama di un rasoio, nel senso che è un attimo cadere da una parte o dall’altra, tagliarsi e farsi male, perché chiaramente nel momento in cui da un lato la domanda dovesse ripartire o dall’altro lato l’offerta improvvisamente dovesse ridursi e anche soltanto di 4-5 milioni di barili di petrolio al giorno vedremo dei veri propri shock sui prezzi perché nessun altro paese al mondo riesce a sopperire rapidamente con un calo dell’offerta così importante. Senza dubbio il tema dell’energia, del petrolio e delle materie prime è importante ed impatta sui mercati ed è altrettanto vero che in questo momento è impossibile fare previsioni.

Uno degli effetti certi che avrà questa guerra russo-ucraina sarà una rivoluzione a livello di settore energetico europeo, nel senso che questa guerra ha fatto capire che l’indipendenza da paesi come la Russia per quanto riguarda le forniture energetiche è molto rischiosa. Quindi gli Stati europei e l’intera unione in questo momento hanno molto a cuore l’indipendenza energetica rispetto a chi a chi non fa parte dell’unione pertanto ci saranno grossi investimenti e grosse spinte nel settore delle energie rinnovabili.

Per quanto riguarda l’Italia in particolare Enel che la società più grande di produzione di energia rinnovabile al mondo, è senza dubbio un’azione interessante che può giocare un ruolo importante in questa partita,

Nel senso che è un’azienda che ho le spalle larghe da un punto di vista finanziario e dunque alla possibilità di fare importanti investimenti e di approfittare di questo flusso di denaro che arriverà anche dall’Unione Europea per implementare gli impianti di energia rinnovabile e quindi ottenere anche una maggiore autarchia dal punto di vista energetico. Enel non è l’unica, ci sono anche altre aziende in Europa come EDF in Francia, oppure E.ON in Germania che possono sfruttare questo trend e a nostro avviso scambiano prezzi interessanti in questo momento. Reputiamo anche ci sarà un impatto sul settore industriale più in generale e dunque anche altre società come Siemens o ABB Svizzera potrebbero a loro volta approfittare di questo trend nel settore dell’energia, reputiamo che queste aziende abbiano dei bilanci solidi e soprattutto diversificati a livello geografico, abbiano una leader tecnologica importante nel settore e dunque sono degli investimenti interessanti in questo momento. Noi già li avevamo nei portafogli dei clienti, ma stiamo valutando i ribilanciamenti, proprio per ridurre rischi potenziali su alcuni settori, come ad esempio, quello turistico a fronte di settori più difensivi, come questi settori industriali legati al settore energetico vista questa rivoluzione alla quale stiamo andando incontro, ma non solo stiamo anche guardando con estrema attenzione anche il settore food and beverage e farmaceutico. Per la verità sono due settori che durante gli ultimi due anni non abbiamo mai abbandonato, ci hanno dato ottime soddisfazioni, in genere il settore farmaceutico tende a essere non correlato rispetto agli scenari di guerra o comunque al ciclo macroeconomico, dunque reputiamo che ci siano delle ottime prospettive di tenuta, se non altro, dei prezzi all’interno dei portafogli.

Per quanto riguarda il food and beverage in questo momento, lo riteniamo interessante più che mai, perché è un settore che ha la capacità di agganciare rapidamente la crescita dell’inflazione, quindi il tasso di inflazione viene inglobato facilmente dalle multinazionali che producono alimenti e bevande, dunque noi mai come ora siamo stati confident su questo settore, ci sono alcuni nomi su cui come da tradizione nostra investiamo, come ad esempio Nestlé, Unilever e Danone che reputiamo possano fare molto bene, oltretutto in queste ultime settimane hanno avuto degli storni molto importanti, dunque è il momento a nostro avviso di incrementare l’esposizione su questi titoli. 

Un altro titolo di nicchia, sempre del settore food and beverage, che guardiamo con molta attenzione in questo momento è Heineken, da un lato quest’ultima ha la debolezza di essere troppo esposta esclusivamente al mercato europeo, soltanto in questi ultimi 2/3 anni sta iniziando a diversificare al di fuori dell’Europa, come in Africa ad esempio, tramite alcune acquisizioni, per contro è un’azienda molto sana che ha perso a nostro avviso prezzo in modo eccessivo in queste ultime sedute, dunque può essere un interessante occasione di acquisto.

Altri settori che guardiamo con particolare interesse sono alcuni settori industriali sempre all’interno dell’Unione Europea, in particolare aziende che esportano fuori dall’Unione Europea come ad esempio verso gli Stati Uniti. In questo caso non dobbiamo dimenticarci il recente rafforzamento del Franco svizzero ma soprattutto del dollaro contro l’euro che favorisce i bilanci di queste aziende.

Quindi ci troviamo in una situazione in cui queste aziende hanno perso prezzo e contemporaneamente i loro bilanci hanno un tale wind che è favorevole, dovuto al rafforzamento delle valute delle nazioni verso cui loro esportano, quindi ci aspettiamo che alcune di queste aziende tra cui aziende automobilistiche come Volkswagen possono avere un vento in poppa in questo momento. Chiaramente c’è turbolenza per via di questa guerra russo-ucraina e quindi non è semplice capire se questa turbolenza farà affossare ulteriormente i prezzi. La cosa certa è che queste aziende ci paiono assolutamente fair da un punto di vista dei dati fondamentali rispetto al loro costo di mercato.

Per quanto riguarda il settore obbligazionario restiamo cauti soprattutto sulle durate medie, le durate brevi entro i tre anni non dovrebbero essere un particolare problema perché se si investe su emittenti ad alto rating o comunque rating non speculativo non dovrebbero esserci fallimenti entro i prossimi 2/3 anni nell’eurozona i tassi non dovrebbero avere un particolare impatto su durate così brevi.

Per quanto riguarda invece le durate tra i 3 e i 15 anni, dove vediamo le criticità maggiori perché chiaramente con un rialzo dei tassi da parte della BCE è probabile che queste obbligazioni siano quelle che soffriranno di più. Invece oltre 15 anni l’effetto potrebbe essere smussato, perché il mercato in sostanza si aspetta che l’inflazione nei prossimi anni torni ad essere controllata e rientri nel rispetto dei valori attuali. Quindi gli investitori tendono sulle lunghe durate a dare un premio di rischio minore e quindi anche sul tasso vedremo dei movimenti a ribasso meno importanti nonostante ci sia la leva della durata temporale ma in questo caso la leva serve ad attutire anziché ad amplificare sul movimento dei prezzi. Soprattutto questo lo vediamo già ora sul mercato americano quindi per quanto riguarda i titoli del debito emesso in dollari, investment grade sulle lunghissime durate non stiamo vedendo quei movimenti che invece vediamo sulle durate tra i 10 e i 15 anni, questo proprio perché il mercato sta prezzando da un lato un rallentamento della crescita dell’inflazione nei prossimi anni ma dall’altro lato anche un rallentamento della crescita economica.

Per quanto riguarda la Cina, è un paese molto enigmatico, la stessa central intelligence agency americana è solita dire che così come ha una visione totale sbalorditiva addirittura sulla Russia, non altrettanto succede per la Cina, che è estremamente riservata ed è difficile comprendere le dinamiche politiche all’interno di questo paese, dunque anche difficile fare previsioni del loro comportamento sia livello geopolitico internazionale ma anche nei confronti in questo caso specifico della Russia.

Sembra che la probabilità più grande sia un comportamento ibrido, quindi non uno schieramento aperto a favore della Russia ma nemmeno un taglio dei ponti. La Cina deve tenere anche conto delle relazioni con gli Stati Uniti ed Europa che senza dubbio sono il primo mercato di esportazione dei prodotti cinesi e che quindi ha relazioni commerciali. Già ci sono stati screzi dovuti ai dazi, ricordiamo l’era Trump, questi dazi esistenti tuttora stanno già impattando i commerci fra Cina e paesi occidentali. 

La Cina è in una fase difficile a livello interno, per la nuova ondata di Covid, ha il timore che l’Unione Europea ma soprattutto gli Stati Uniti possano ulteriormente fare fronte comune e alzare ulteriormente questi dazi nei suoi confronti, quindi è una situazione estremamente in divenire con poche certezze, tuttavia reputiamo anche che allo stato attuale la Cina manterrà una disposizione abbastanza neutra magari dando una stoccata sia a destra che a sinistra cercando di barcamenarsi in questa posizione che anche per lei non è semplice da mantenere.