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Davide Chiantore sulla crisi del grano ucraino e aumento dei tassi di interesse

La duratura guerra tra Russia e Ucraina non accenna a terminare, più il tempo passa e più si vede una continua evoluzione sullo scenario bellico.
L’ultima arma entrata in campo in quest’ultima fase è quella del grano e più in generale del settore alimentare come olio di girasole e soia che sono prodotti in Ucraina.
La Russia in questa fase ha deciso di mettere un blocco forzato alle esportazioni ucraine verso il resto del mondo, soprattutto nel Mediterraneo, Europa, Africa ed altre zone che vengono annualmente servite dalla produzione ucraina.
Ci sono dei risvolti anche finanziari, tutti i paesi del Nord-Africa hanno visto un importante collasso dei prezzi dell’obbligazioni governative, è presente anche una componente dovuta al rialzo dei tassi negli Stati Uniti che ha un impatto negativo sui paesi del Nord Africa e più in generale su tutti i paesi emergenti, soprattutto quelli più indebitati, ma senza dubbio il crollo dei prezzi Unibond, come i bond della Tunisia o dell’Egitto hanno avuto un crollo notevole dei prezzi proprio a causa della paura che le tensioni dovute alla carenza di cibo potrebbero generare una maggiore instabilità dei governanti ed un maggior rischio di default del paese.
In questo scenario la Russia potrebbe aumentare le pressioni per ridurre la possibilità da parte dell’Ucraina di esportare i cereali, ora sta facendo forti pressioni sul fronte del Mar Nero ma potrebbe anche bombardare con dei missili tutte le linee di comunicazione interne, come ad esempio le ferrovie che è un altro degli apparati usato dall’Ucraina per esportare i prodotti agricoli, quindi potremmo assistere nelle prossime settimane ad un blocco totale delle esportazioni.
L’inflazione che viene considerata un recente problema sui mercati e anche a livello economico, tenderà a salire a causa di queste spinte inflazionistiche su gli alimenti.
In una situazione già delicata si sta aggiungendo un ulteriore problema che potrebbe creare delle tensioni a livello politico in Africa e a livello finanziario in particolare sui tassi in Europa.
Negli Stati Uniti la situazione non è migliore nel senso che, in particolare in Nord-America, si sta vedendo l’impatto di questa situazione, la carenza negli approvvigionamenti e nelle forniture di materie prime non accenna a placarsi. Nestlé, ad esempio, la più grande società alimentare al mondo, proprio questa settimana ha fatto sapere che sta esportando dall’Europa verso gli Stati Uniti alcuni componenti base per la produzione di cibo per bambini e neonati, proprio a causa della carenza di materia prima. L’Europa ha qualche riserva in più da questo punto di vista e la multinazionale svizzera quindi sta sfruttando questa chance di trasportare oltre oceano una parte di materie prime per non dover bloccare la vendita e il business sul fronte americano.

L’aumento dell’inflazione sta costringendo le Banche Centrali ad aumentare i tassi, questo causerà un impatto anche nel settore immobiliare sul costo dei mutui e delle ipoteche. Non si sa esattamente quanto aumenteranno tassi, ma ci si aspetta un rialzo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, già ora il mercato lo prezza.
L’accrescere dei tassi sta avendo un impatto diretto abbastanza intenso sull’erogazione di prestiti alle aziende e a tutti coloro che vogliono comprare un immobile tramite l’utilizzo di mutuo o ipoteca. A sua volta ci sarà un impatto sull’andamento dei prezzi del mercato immobiliare, è presumibile che l’aumento dei tassi ipotecari e dei mutui seguirà un trend di lungo periodo, quindi ci sarà da aspettarsi un vero e proprio crollo dei prezzi degli immobili poiché dopo molti anni dove i tassi erano vicini a 0-1,5%, si prevede arriveranno a toccare anche il 5-6% in euro valuta e magari anche qualcosa di più per quanto riguarda dollaro.
L’inflazione da un lato e rialzo dei tassi dall’altro rischiano di bloccare la crescita economica, i mercati in questo momento stanno vivendo degli storni e ci sono turbolenze proprio perché prezzano questi rischi. Questa probabilmente non è la situazione migliore per comprare un immobile perché da un lato si riesce a contrattare ancora un tasso fisso della durata di 20-30 anni, ma dall’ altro lato si rischia di comprare un immobile che fra alcuni mesi o alcuni anni varrà molto meno sul mercato perché ci sarà un’offerta più esigua e ci sarà un costo del denaro più alto, dunque i prezzi degli immobili come anche degli asset finanziari tendono ad essere compressi a ribasso.