Davide Chiantore sulla Maturità Finanziaria
In un mondo in cui l’inflazione e i tassi sono in crescita, la velocità del deprezzamento è molto più alta di quello che ci si potrebbe immaginare. È molto importante, dunque, riuscire a dare dei ritorni al capitale per non avere, a livello di nazione, una perdita di valore considerevole.
L’aumento dei tassi da parte delle Banche Centrali, oltretutto, facilita il processo di investimento. Se negli ultimi 10 anni il settore obbligazionario si è rivelato difficile da gestire, con tassi di interesse molto compressi, ora tende a essere di nuovo appetibile.
Storicamente il settore che rende di più resta quello azionario, a maggior ragione in un mondo inflazionistico. Bisogna avere pazienza in fasi come queste, dove i mercati sono molto volatili e bisogna cercare di cogliere le opportunità che arrivano da queste situazioni.
Gli italiani negli anni si son rivelati poco propensi al rischio, non rendendosi conto che un investimento più volatile, come può essere quello azionario, è anche per contro, l’investimento che nel lungo periodo protegge meglio i capitali dall’erosione del valore.
Non è semplice da concepire questa differenza, ma senza dubbio gli italiani sono carenti per quanto riguarda l’informazione finanziaria. Questo, nel medio lungo termine, crea un impatto negativo notevole sul patrimonio della nazione e sulla ricchezza dell’intera popolazione.
Alcuni popoli, soprattutto quello anglosassone, hanno costruito buona parte della loro ricchezza con gli investimenti più speculativi, ovvero quelli che danno ritorni maggiori a fronte di una maggiore volatilità.
Uno dei modi migliori per saper gestire e sopportare psicologicamente questa tipologia di investimento è proprio quello di essere formati e preparati. È molto importante riuscire a gestire eventuali conseguenze negative, in modo da poter recuperare perdite che molto spesso sono temporanee per quanto riguarda l’investimento azionario.
Esistono tre motivi per cui storicamente gli italiani sono poco inclini a investire nel settore finanziario.
Il primo è una scarsa preparazione scolastica. In Italia si studiano poco le discipline finanziarie, sono materie che vengono spesso trascurate sia al liceo che all’università.
La seconda causa è che gli italiani per motivi storici sono portati a investire in immobili: avere la casa di proprietà è una tradizione, che poi si è allargata con il comprare una seconda o una terza proprietà, per esempio per le vacanze o per affittare e mettere a reddito.
Il terzo motivo è che le persone più benestanti in Italia, come gli imprenditori, tendono ad avere attività medio-piccole, quindi attività con scarsa capitalizzazione e poco propense a fare finanza.
Dunque, generalmente gli imprenditori hanno poca volontà nel diversificare e investire nel settore finanziario. La classica PMI italiana, molto spesso, non usa la finanza per crescere o ne fa un uso moderato.
In generale, quindi, c’è una scarsa propensione culturale da parte degli italiani a dedicare attenzione e sforzi per studiare e capire meglio questo settore affinché sia possibile diversificare. Da un lato gli investimenti per ridurre i rischi, dall’altro per cercare di far accrescere il capitale il più possibile negli anni, cosa che la finanza permette di fare se gestita in modo oculato e attento.